livello di descrizione fondo
codice di classificazione FF.00028
tipologia fondo
estremi cronologici 1790 - 1958 ([conserva documentazione del 1960, non prodotta da Tasca])
segnatura definitiva FAT
descrizione fisica serie 6 sottoserie 39 sottosottoserie 71 fascicoli 2395
collocazione buste 1-870
descrizione del contenuto
Un archivio "nella bufera". Il fondo Angelo Tasca
1. Premessa
L'imponente corpus documentario del fondo Angelo Tasca (Moretta, 1892 - Parigi, 1960) è costituito da centinaia di dossiers di ritagli stampa, migliaia di pagine di note e di appunti, più di 150 quaderni di riflessioni autobiografiche e politiche, da una ricchissima corrispondenza e da manoscritti e dattiloscritti di saggi e articoli ancora inediti, testimonianza del metodo di lavoro di un intellettuale che ha declinato il proprio impegno politico in passione documentaria, dando vita a uno dei più straordinari archivi della storia dell'Europa contemporanea.
Accumulate a partire dalla fine degli anni Venti a Parigi parallelamente a un'intensa attività di giornalista e studioso, le carte di Tasca rappresentano un lucido e metodico contributo alla conoscenza e all'analisi delle crisi del Novecento, strumento vivo e concreto per un laboratorio di storia del tempo presente costruito "nella bufera" - per rifarsi al titolo di un suo volume autobiografico ("In Francia nella bufera", Guanda, 1953) - ma ideato come vero e proprio archivio per future generazioni di studiosi e studiose.
È questa la caratteristica più originale dell'archivio Tasca: il suo essere frutto di una raccolta e di una conservazione consapevoli, della scelta deliberata di fare del proprio giacimento documentario (e librario) un archivio della storia della prima metà del Novecento, fonte di informazioni raccolte a caldo da una mente impegnata a conoscere, comprendere e spiegare. «Un giacimento archivistico - ha notato assai opportunamente Elisa Signori - che per la dimensione, la consapevolezza progettuale e la serietà d'impianto trascende quanto usualmente costituisce il retroterra dello storico di mestiere, del giornalista, del politico militante» (E. Signori, "Introduzione", in "Il dovere di testimoniare. Carteggio Gaetano Salvemini-Angelo Tasca", Bibliopolis, 1996, p. 42).
La sovrabbondanza di materiale di studio e d'informazione - ritagli e comunicati stampa così come spogli, note di lettura e copie di documenti - ha fatto dubitare che il fondo possedesse le caratteristiche proprie di un archivio personale, e che ci si trovasse piuttosto di fronte a una «raccolta» (cfr. L. Pompeo D'Alessandro, "Due archivi, una storia. Le carte di Angelo Tasca alla Fondazione Istituto Gramsci e alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli", in "Il fascismo in tempo reale. Studi e ricerche di Angelo Tasca sulla genesi e l'evoluzione del regime fascista. 1926-1938", «Annali della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, XLVIII, 2012, p. 93). Un'analisi immersiva in questa straordinaria eredità di carte permette tuttavia di capovolgere tale lettura, ponendo l'atto della costruzione dell'archivio al centro della vicenda biografica del suo soggetto produttore. Da alcune testimonianze sappiamo che Tasca aveva cominciato a raccogliere su carta le proprie riflessioni fin dagli anni successivi all'iscrizione al Movimento giovanile socialista (1909) e che già negli anni Venti si fantasticava «di un quasi favoloso archivio Tasca» (G. Berti, "Appunti e ricordi: 1921-1926", in "I primi dieci anni di vita del Partito comunista italiano", ivi, VIII, 1966, p. 3). Tuttavia, è soprattutto a partire dal 1929, quando si trasferisce definitivamente a Parigi, esule antifascista e reprobo comunista - «due volte fuoriuscito, prima dall'Italia, poi dalla Russia» (G. Salvemini, "Memorie di un fuoriuscito", Milano, Feltrinelli, 1960, ora in Id., "Scritti vari (1900-1957)", Feltrinelli, 1978, p. 645) - che la sua «attitudine naturaliter archivistica» (Elisa Signori, "Introduzione", cit., p. 14) diventa attività quotidiana, accompagnando, con uno sforzo di disciplina ferrea che si fa accanimento, lo sforzo di riflessione sul recente passato che avrà come primo esito editoriale, qualche anno più tardi, "Naissance du fascisme" (Gallimard, 1938).
Come spesso accade, all'origine della scelta di costruire un archivio si trova una ferita, una frattura, l'inizio di una nuova fase della propria esistenza, a cui si accompagna il bisogno di riflettere sulle scelte passate. In un primo momento gli sforzi di Tasca si volgono soprattutto alla ricostruzione del suo passato di militante, fino alla drammatica espulsione dal Partito comunista. È tuttavia la persecuzione fascista ad averlo costretto ad abbandonare l'Italia, e presto comincia a lavorare proprio intorno a «un'inchiesta retrospettiva» sulla genesi e l'affermazione del fascismo, non disgiunta, come è noto, da una pesante critica delle scelte di quella che era stata la sua parte. Il dubbio di non riuscire a fornire risposte esaurienti e documentate e l'urgenza di mettere in guardia le democrazie europee dal pericolo dell'affermazione dei fascismi lo guidano nel lungo e certosino lavoro di raccolta e consultazione di fonti, scritte e orali, che costituiscono la solida ossatura del suo lavoro più celebre, in cui convivono serietà di studioso e preoccupazione di militante. Un lavoro che testimonia tuttavia anche il desiderio di restare in qualche modo in contatto con il proprio paese, provando a comprendere le ragioni della sua caduta. Questa tensione accomuna Tasca a molti fuoriusciti italiani in Francia, come lui stesso ricorderà vividamente in più occasioni: «Ai primi del 1940 - si legge nella prefazione all'edizione italiana di "Nascita e avvento del fascismo" (La Nuova Italia, 1950) - Buozzi mi aveva affidato gran parte dei suoi "archivi" con quelli di Turati; così pure Modigliani. Una massa imponente di dossiers era venuta ad aggiungersi ai miei. Questi "emigrati", questi déracinés lavoravano come se avessero davanti a sé l'eternità e come se fossero ancora i responsabili del movimento operaio e socialista; essi seguivano specialmente le vicende italiane con paziente metodo, raccogliendo da giornali, da ogni sorta di pubblicazioni, da lettere e da viaggi di amici quanto poteva permetter loro di meglio comprenderle. Buozzi riuniva in inserti i concordati fascisti di lavoro, specie quelli dei "suoi" metallurgici, i dati sulle condizioni di vita degli emigranti, sulla situazione economica italiana, annotandoli con quella sua scrittura chiara e un po' malcerta d'autodidatta; Modigliani, collo spirito attento e aperto su tutti i problemi d'ogni paese: dall'esperienza Roosevelt alle cooperative agricole di Palestina, dal "planismo" belga alle istituzioni sovietiche, dal corporativismo fascista alle vicende del Labour Party (a cui si volgevano e le sue preferenze e i suoi crucci), consacrava un fascicolo a ogni questione, il tutto cancellato a gran tratti di matita e vergato con quella sua impossibile scrittura, che pareva il grafico di una curva febbrile. E vedo ancora gli inserti di Turati, legati con amorosa cura, in ordine impeccabile, che mi faceva pensare al figlio di prefetto ricordato da Edmondo De Amicis nelle Lotte civili e i taccuini in cui questo grandissimo oratore preparava minutamente e talora redigeva quasi interamente i suoi discorsi. Così i ritagli di quell'instancabile raccoglitore che fu Camillo Berneri, il quale aveva cominciato a passarmeli, e che mi avrebbe rimesso tutto il resto, se gli staliniani non lo avessero assassinato a Barcellona nel maggio 1937».
Fortunosamente sopravvissuti alle vicende della Seconda guerra mondiale, a fughe, perquisizioni, arresti, morti improvvise, dispersioni e distruzioni, questi archivi - il cui valore politico, prima ancora che storico, risiede nelle condizioni stesse in cui furono prodotti e salvaguardati - testimoniano come i depositi documentari abbiano il più delle volte una natura, e una storia, meno rigida e stanziale di quanto siamo abituati a pensare. Nella rete dei fuoriusciti italiani in Francia, i documenti che faticosamente ciascuno riesce a procurarsi diventano infatti oggetto di scambio, di prestito, di dono, quando non di eredità; vengono letti, ricopiati, fatti circolare e trasformati in riflessioni da condividere e discutere (cfr. P. Dogliani, "Genesi e lascito di un'opera", in «Contemporanea», 2022, n. 3, pp. 447-454). Una "solidarietà documentaria" di cui l'archivio di Tasca reca ancora oggi molte tracce, come mostra - per fare solo l'esempio più celebre, e più visibile - il caso di Gaetano Salvemini. Fin dal 1939 Tasca, lavorando a un libro sull'evoluzione della politica estera italiana dopo il 1933, aveva avanzato la richiesta di poter avere accesso ai documenti raccolti dal "maestro" per la stesura di Mussolini diplomatico (1932). Fu tuttavia solo in occasione del suo ultimo viaggio in America che Salvemini lasciò istruzioni perché fossero spediti a Parigi «quattro bauli, o piuttosto due casse e due bauli». Dopo avventurose vicende, le casse giunsero a Parigi nel dicembre 1952. Una parte dei materiali era destinata a Nicola Chiaromonte, che, trasferitosi nel frattempo in America, vi rinunciò. Le casse per Tasca contenevano «alla rinfusa materiale prezioso (e non prezioso) per la storia della politica estera italiana (ed europea) dalla fine della guerra d'Etiopia allo scoppio della guerra europea». Nei bauli per Chiaromonte, invece, «materiale prezioso per la storia della dittatura fascista: libri, opuscoli, ritagli di giornali, manoscritti [suoi] e d'altri, documenti d'ogni genere». Furono questi ultimi a suscitare maggiormente l'interesse di Tasca, che li inglobò sapientemente e con orgoglio nel suo archivio (su tutta la vicenda cfr. S. Vitali, "Introduzione", in Istituto Storico della Resistenza in Toscana, "Archivio Gaetano Salvemini", I, "Manoscritti e materiali di lavoro", Ministero per i Beni Culturali e Ambientali-Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, 1998, pp. 34-41).
Non è tuttavia solo l'Italia ad attirare l'interesse di Tasca e a essere oggetto della sua smania di documentalista. La precedente esperienza internazionalista, il carattere della sua formazione politica e l'impegno giornalistico nel campo della politica estera lo allontanano dal rischio di una mentalità migratoria ristretta, nostalgica, provinciale, regalando al suo archivio un respiro globale, testimoniato, ancora oggi, dalla presenza di centinaia di fascicoli dedicati alle vicende politiche ed economiche di numerosi paesi europei, ed extraeuropei («La mia casa era un'officina di ritagli, ordinati durante più di dieci anni secondo i paesi e per ogni paese, specie per l'Italia, secondo le varie forme dell'attività politica ed economica», ricorderà lui stesso qualche anno più tardi nell'articolo "Per una storia del fuoriuscitismo", in «Itinerari», II, 1954, n. 9-10, pp. 241-242).
È ancora una ferita, una frattura, a costituire il "secondo tempo" dell'archivio: l'esperienza di Vichy, con il suo carico di contraddizioni, restituisce al secondo dopoguerra un Tasca bisognoso di fondare di nuovo sul terreno solido della documentazione una riflessione su quanto è accaduto, come mostrano le centinaia di pagine di appunti, i volumi editi e tuttora inediti dedicati alla "crisi francese" (cfr. D. Bidussa, "'Disincanto' e 'inadeguatezza' del politico. Angelo Tasca tra Vichy e secondo dopoguerra", in "Un eretico della sinistra. Angelo Tasca dalla militanza alla crisi della politica", Franco Angeli, 1995, pp. 107-176). Il pesante giudizio di gran parte dell'antifascismo italiano nei confronti delle sue scelte, le accuse di collaborazionismo, lo isolano ulteriormente e gli rendono difficile persino dare alle stampe l'edizione italiana di Nascita e avvento del fascismo. Nel lavoro di ricostruzione storico-documentaria Tasca va in cerca della sua autodifesa, come mostrano gli interventi autobiografici editi negli anni Cinquanta sulle pagine del «Mondo» ("Ricordi di un socialista in Francia", 1952; "I primi dieci anni del PCI", 1953), di «Critica Sociale» ("Per una storia del Partito comunista italiano", 1954) e di «Itinerari» ("Per una storia del fuoriuscitismo", 1954). Anche l'accanita battaglia anticomunista - che si fa ossessione pubblicistica tra 1948 e 1957, con ben sette volumi dedicati a diversi aspetti del comunismo internazionale e alla storia del Partito comunista francese - è combattuta con l'arma della pubblicazione di fonti inedite o taciute, il cui scopo è smascherare le rievocazioni reticenti dei suoi avversari (cfr. D. Muraca, "Fra antistalinismo e guerra fredda: il pensiero di Angelo Tasca negli scritti del dopoguerra", in «Annali della Fondazione Luigi Einaudi», XXXIX, 2005, pp. 189-217).
Non è dunque un caso che intorno all'archivio di Tasca si siano concentrati - prima e dopo la sua morte - sospetti, critiche e feroci ironie, alimentati, fin dalla seconda metà degli anni Trenta, dalla pubblicazione di documenti riservati che aveva trattenuto presso di sé nonostante la prassi prevedesse che i dirigenti non potessero conservare nei propri archivi personali le carte legate all'attività del partito. Sarà Giorgio Amendola, nel 1967, a inchiodare Tasca - sulle pagine di «Rinascita» - alla maligna definizione di "archivista della rivoluzione": «l'esistenza stessa di un Archivio personale Tasca, il motivo della sua formazione, è già un fatto che indica una rottura del costume rivoluzionario proprio dei militanti comunisti italiani, un fatto isolato ed eccezionale che, proprio per questa sua eccezionalità, indica come già nel 1923 Tasca si trovasse, psicologicamente, in stato di rottura col partito, di cui pure era un dirigente. [
] L'Archivio non raccoglie soltanto le carte personali di Tasca (corrispondenza, appunti) accumulate spontaneamente nel corso degli anni, come è avvenuto in altri numerosi casi. Tasca ha svolto, invece, una consapevole attività d'archivista, di collezionista di documenti. Questa attività illumina il vero carattere di Tasca. [
] La formazione di un archivio personale indica che Tasca non aveva la mentalità di un rivoluzionario, ma quella, appunto, di un archivista di se stesso, presuntuoso, perciò, puntiglioso e vanitoso. Perché l'archivista compie un lavoro scientificamente utile, e necessario per la storia, quando è personalmente disinteressato, quando non si preoccupa di essere l'archivista di se stesso. La formazione di un archivio personale indica invece una meschina e boriosa preoccupazione individualistica, quella che, ancora nel linguaggio rivoluzionario, veniva con sprezzo chiamata una mentalità "piccolo-borghese", e la coscienza di una differenziazione già evidente con gli altri compagni, una posizione di lotta frazionistica e già virtualmente scissionistica. Tasca si era formato un archivio, per costituirsi un dossier nel processo che rivolgeva al partito, nel processo iniziato quando ancora egli era nella Direzione del partito».
Il violento attacco di Amendola, al netto dello scherno e dell'interpretazione unilaterale delle intenzioni di Tasca, individua chiaramente quella che abbiamo indicato come caratteristica originale del suo fondo: la consapevolezza archivistica della sua sedimentazione. Ciò che ignora, o finge di ignorare, è che tale sedimentazione ha dato vita a un archivio che va bel oltre le carte legate alla storia dei primi anni di vita del Partito comunista, aderendo a un pregiudizio di lunga durata. Quella che Tasca ha costruito - soprattutto dopo la sua uscita dal PCI e soprattutto con documentazione aliena alle vicende del PCI - è un'autentica macchina documentale, in cui abbondano richiami incrociati, indici, annotazioni, spogli, letture e riletture, montaggi e rimontaggi di documenti e di scritti, di corrispondenza e di annotazioni autobiografiche. Un meccanismo complesso di cui si intuiscono ancora oggi raffinatezza e meticolosità, nonostante successivi interventi ne abbiamo compromesso la struttura.
2. Storia archivistica
Il fondo, originariamente conservato nell'abitazione di Tasca a Parigi e nella sua casa di campagna a Crosne, fu acquistato, insieme alla biblioteca, il 4 aprile 1958 dall'Istituto Feltrinelli per la cifra di 27.000 dollari. Fu l'allora direttore, Giuseppe Del Bo, secondo quanto si legge in una lettera di Giangiacomo Feltrinelli a Tasca del 2 aprile 1958, a indicare il valore della sua «collection personelle (livres, brochures, journaux, coupures de presse et archives privées)» e a mediare con lui per ottenerne l'acquisizione. L'enorme mole di libri e documenti cominciò a confluire a Milano dallo stesso anno, per essere integrata nel patrimonio della biblioteca e dell'archivio dell'Istituto, di cui andò a costituire uno dei fondi più rilevanti e più frequentati.
Al fondo hanno attinto nel corso degli anni numerosi studiosi, alcuni dei quali ne hanno pubblicato parti più o meno consistenti. Il primo fu Palmiro Togliatti per il saggio "La formazione del gruppo dirigente del Partito Comunista Italiano nel 1923-1924", pubblicato negli «Annali dell'Istituto Giangiacomo Feltrinelli» (III, 1960) con una significativa appendice documentaria che accompagnava i documenti raccolti da Tasca con quelli conservati nell'archivio del Partito comunista italiano appena recuperati a Mosca (cfr. L. Giuva, "Introduzione" alla "Guida agli archivi della Fondazione Istituto Gramsci di Roma", Ministero per i beni culturali e ambientali, 1994, p. XXVII): la serie "PCI-PSI" reca ancora traccia di questo lavoro nella presenza di note manoscritte e dattiloscritte dello stesso Togliatti (cfr. FAT.003.002-003). Seguirono i lavori di Stefano Merli, "La ricostruzione del movimento socialista in Italia e la lotta contro il fascismo dal 1934 alla Seconda guerra mondiale" («Annali dell'Istituto Giangiacomo Feltrinelli», V, 1962) e di Giuseppe Berti, "I primi dieci anni di vita del Partito comunista italiano" (ivi, VIII, 1966) e "Problemi del movimento operaio. Scritti critici e storici inediti dai Quaderni di Angelo Tasca, 1927-1939" (ivi, X, 1968). Anche Pietro Secchia attinse al fondo Tasca, oltre che al suo personale, per la stesura de "L'azione svolta dal Partito comunista in Italia durante il fascismo, 1926-1932" (ivi, XI, 1969). A questa prima fase di interesse, concentrata soprattutto sui documenti riguardanti la storia del comunismo e del socialismo e fonte di critiche e discussioni in casa comunista (su cui si rimanda a D. Muraca, "Il Fondo Angelo Tasca: un archivio fra rivoluzione ed eresia", in «Passato e Presente», XXII, 2004, n. 62, pp. 115-118), seguirono approfondimenti sulla Francia di Vichy - con due «Annali», il primo curato da Denis Peschanski, "Vichy. 1940-1944. Quaderni e documenti inediti di Angelo Tasca" (XXIV, 1985) e il secondo a cura dello stesso Peschanski e di David Bidussa, "La France de Vichy. Archives inedites d'Angelo Tasca" (XXI, 1995) - e sul fascismo - con l'ultimo degli «Annali», in ordine di tempo, ad attingere alle carte di Tasca, a cura di David Bidussa e Giuseppe Vacca: "Il fascismo in tempo reale. Studi e ricerche di Angelo Tasca sulla genesi e l'evoluzione del regime fascista. 1926-1938" (XLVIII, 2012). Sono stati inoltre pubblicati i carteggi di Tasca con Ignazio Silone (D. Bidussa, "Dialogo per un rinnovamento socialista. Un carteggio degli anni Trenta tra Ignazio Silone e Angelo Tasca", in «Annali del Centro di Ricerca Guido Dorso», II, 1985-1986, vol. I, pp. 593-671), Gaetano Salvemini (D. Bidussa, "La riflessione politica di Gaetano Salvemini negli anni dell'esilio e alcune lettere inedite", ivi, pp. 533-591 e "Il dovere di testimoniare. Carteggio Gaetano Salvemini-Angelo Tasca", a cura di E. Signori, Bibliopolis 1996) e Giuseppe Faravelli (P.C. Masini-S. Merli, "Il socialismo al bivio. L'archivio di Giuseppe Faravelli, 1945-1950", in «Annali della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli», XXVI, 1988-1989). Restano ancora in gran parte inedite e da indagare le porzioni dell'archivio relative al secondo dopoguerra.
Prima del presente lavoro di riordino il fondo si trovava condizionato in 874 buste e organizzato in otto serie: "Documenti", "Quaderni", "PCI-PSI", "Corrispondenza", "Resistenza Francese", "Carte Giacomo Matteotti", "Carte Processo Fratelli Rosselli", "Carte Jacques Mesnil". Del fondo non esisteva un elenco di consistenza esaustivo, ma una serie di elenchi prodotti in occasioni diverse: per la serie "Documenti" era già stato redatto un elenco dei fascicoli organizzati nelle diverse sottoserie, con un ulteriore approfondimento per la sottoserie "Italia Fascista", della quale era stata stilata in un secondo tempo (probabilmente in occasione della pubblicazione dell'«Annale» Il fascismo in tempo reale, nel 2012) una descrizione che scendeva fino al livello del sottofascicolo; la serie "Quaderni" disponeva invece di un elenco dettagliato dei contenuti di ogni singolo quaderno solo per la prima sottoserie (FAT.002.001); per le serie "PSI-PCI" e "Corrispondenza" preesistevano, infine, elenchi molto dettagliati, con la descrizione dei singoli documenti conservati.
Le carte non erano numerate né erano state contate, a esclusione di quelle delle serie "PCI-PSI" e "Corrispondenza", e della sottoserie "Italia Fascista". Le cartelle erano solo in parte originali, riconoscibili perché titolate in lingua francese.
3. Analisi, ordinamento, schedatura
Nel 2022 il fondo è stato sottoposto a un intervento di studio, ordinamento e descrizione grazie al finanziamento erogato dal Ministero per i beni e le attività culturali-Direzione Generale Archivi nell'ambito di un bando per interventi su archivi dei movimenti politici e degli organismi di rappresentanza dei lavoratori (art. 1, comma 342 Legge 27 dicembre 2017, n. 205).
Le operazioni preliminari sono consistite nello studio della storia archivistica del fondo, allo scopo di conoscere e meglio comprendere le origini e le logiche del suo attuale ordinamento. Per fare questo si sono analizzati e sottoposti a verifica gli elenchi preesistenti. Dopo questo primo scavo è apparsa evidente la struttura "ibrida" dell'archivio, che recava solo in parte traccia della volontà originaria del soggetto produttore (come testimoniato dalla sopravvivenza delle cartelle originali, soprattutto per i ritagli-stampa e i documenti raccolti nelle diverse sottoserie della serie "Documenti"), rivista e corretta nel tempo dalle necessità di studio del soggetto conservatore. La stessa organizzazione della serie "Documenti" in sottoserie in ordine alfabetico fa sospettare un intervento successivo all'arrivo in Fondazione, con lo scopo di rendere più semplice reperire la documentazione per finalità di ricerca. Una sistemazione che non ha tuttavia snaturato del tutto la fisionomia originaria del fondo, costruito da Tasca, nel corso della sua attività di studioso e pubblicista, proprio come fonte di documentazione su diversi paesi e argomenti.
Queste considerazioni preliminari, la lunga storia di integrazione nel patrimonio della Fondazione, il suo massiccio utilizzo da parte della ricerca e la disseminazione di articoli che ne descrivevano l'antica struttura hanno sconsigliato di stravolgere l'ordinamento del fondo. Ci si è dunque limitati a correggere gli errori marchiani e le incongruenze, con poche eccezioni, tutte indicate nella schedatura. Gli interventi più significativi hanno riguardato l'eliminazione delle sottoserie "Guerra mondiale 1940-1941" e "Guerra mondiale 1940-1942" della serie "Documenti", i cui fascicoli sono stati inseriti nel più ampio corpus della serie "Quaderni" (FAT.002.005-005); l'eliminazione della serie "Resistenza francese", i cui fascicoli sono stati trasferiti nella serie "Documenti" in coda alla sottoserie "Francia"; l'organizzazione della sottoserie "Angelo Tasca Opere Varie" della sottoserie "Documenti" in quattro sottosottoserie; lo scorporo, dal fondo, delle quattro buste della serie "Carte Giacomo Matteotti", giudicate estranee all'archivio di Tasca.
Alcune cartelle sono state sostituite: si sono mantenute quelle che riportavano indicazioni archivistiche e informazioni importanti. Le buste non idonee sono state sostituite da buste nuove. Si è inoltre proceduto a emendare la documentazione dei punti metallici e delle plastiche non adatte alla conservazione, creando delle camicie con fogli bianchi A3.
Concluse queste operazioni preliminari, è cominciata la schedatura analitica su software XDAMS, secondo un modello di descrizione di cui più avanti si specificano nel dettaglio gli elementi descrittivi.
Non si è resa necessaria nessuna operazione di scarto.
4. Descrizione e inventario
I criteri di descrizione archivistica rispondono alle seguenti caratteristiche: descrizione dal generale al particolare; rappresentazione del contesto e della struttura gerarchica dei vari nuclei documentari; pertinenza delle informazioni a livello di oggetto di descrizione; esplicitazione della posizione dell'unità descritta all'interno della struttura gerarchica. Sono stati descritti i seguenti livelli:
- Soggetto produttore
- Fondo
- Serie
- Sottoserie
- Sottosottoserie
- Fascicolo (unità archivistica)
- Sottofascicolo
Per ciascun livello sono stati indicati i seguenti elementi descrittivi: titolo (mantenendo ove possibile quello originale, con la sola correzione degli errori più marchiani), tipologia, date estreme, contenuto, codice di classificazione, segnatura (precedente e definitiva), collocazione topografica. Il livello di descrizione interno ai singoli fascicoli o sottofascicoli presenta casi di maggiore profondità a seconda della tipologia di documentazione (per esempio per manoscritti o dattiloscritti di Tasca, corrispondenza o altre carte ritenute rilevanti) e della eventuale presenza di precedenti elenchi dettagliati, che sono stati sottoposti a verifica (come nel caso delle serie "PCI-PSI" e "Corrispondenza").
La descrizione archivistica ha fatto riferimento alle "Norme per la pubblicazione degli inventari" (circolare del Ministero dell'Interno n. 39/1966, Direzione generale degli archivi di Stato, Uffici e pubblicazioni), alle indicazioni impartite dalla Soprintendenza archivistica per la Lombardia e agli standard internazionali di descrizione archivistica, vale a dire alle ISAD (G) (2) e alle ISAAR (CPF) (3).
Il fondo Angelo Tasca è costituito da sei serie, condizionate in 869 buste. Le unità archivistiche sono rappresentate dai fascicoli; l'unità di descrizione arriva fino al sottofascicolo. La numerazione delle unità archivistiche è unica e progressiva per tutto il fondo. Nella segnatura definitiva, alla sigla del fondo (FAT) seguono il numero della serie, della sottoserie (quando presente), della sottosottoserie (quando presente), del fascicolo e del sottofascicolo (quando presente).
Gli estremi cronologici si riferiscono alla datazione della documentazione conservata: una scelta dovuta alla natura del fondo, come si è cercato di spiegare nella Premessa.
Questa l'attuale struttura:
Fondo Angelo Tasca - FAT (1790-1958 [con documentazione del 1960, non prodotta da Tasca]; 6 serie, 39 sottoserie, 71 sottosottoserie, 2395 fascicoli)
FAT.001 Documenti (1790-1958, sottoserie 32, fascc. 1741)
FAT.001.001 AF - Africa (1927-1957, fascc. 20)
FAT.001.002 AL - Albania (1927-1949, fascc. 6)
FAT.001.003 AM - America (1927-1949, fascc. 15)
FAT.001.004 AS - Asia (1929-1948, sottosottoserie 21, fascc. 85)
FAT.001.005 AUS - Australia (1930-1937, fascc. 2)
FAT.001.006 A - Austria (1929-1955, fascc. 19)
FAT.001.007 B - Belgio (1915-1946, fascc. 26)
FAT.001.008 BG - Bulgaria (1928-1957, fascc. 13)
FAT.001.009 CZ - Cecoslovacchia (1929-1956, fascc. 28)
FAT.001.010 DK - Danimarca (1929-1940, fascc. 3)
FAT.001.011 EUV - Europa paesi vari (1931-1940, fascc. 7)
FAT.001.012 EUR - Europe de demain (1940-1944, fascc. 48)
FAT.001.013 F - Francia (1790-1956, sottosottoserie 15, fascc. 448)
FAT.001.014 D - Germania (1914-1947, fascc. 93)
FAT.001.015 GR - Grecia (1930-1948, fascc. 6)
FAT.001.016 GB - Inghilterra (1929-1948, sottosottoserie 5, fascc. 45)
FAT.001.017 IF - Italia/Italia fascista (1905-1957, sottosottoserie 11, fascc. 393)
FAT.001.018 V - Varia (1942-1957, fascc. 23)
FAT.001.019 ATOP - Angelo Tasca opere varie (1927-1957, sottosottoserie 5, fascc. 118)
FAT.001.020 JUG - Jugoslavia (1929-1957, sottosottoserie 3, fascc. 17)
FAT.001.021 L - Lussemburgo (1929-1936, fasc. 1)
FAT.001.022 NL - Olanda (1929-1948, fascc. 4)
FAT.001.023 OPI - Organismi e problemi internazionali (1917-1957, fascc. 37)
FAT.001.024 PL - Polonia (1929-1957, fascc. 22)
FAT.001.025 PT - Portogallo (1931-1946, fascc. 2)
FAT.001.026 RO - Romania (1929-1947, sottosottoserie 3, fascc. 11)
FAT.001.027 E - Spagna (1927-1957, fascc. 101)
FAT.001.028 CH - Svizzera (1929-1940, fascc. 7)
FAT.001.029 H- Ungheria (1929-1957, fascc. 11)
FAT.001.030 USA (1929-1946, sottosottoserie 3, fascc. 42)
FAT.001.031 URSS (1915-1958, sottosottoserie 5, fascc. 85)
FAT.001.032 [Opposizione al comunismo] (1935-s.d., fascc. 3)
FAT.002 Quaderni (1927-1957, sottoserie 7, fascc. 151)
FAT.002.001 Quaderni I-XLVI (1927-1949) (1927-1949, fascc. 44)
FAT.0002.002 Quaderni "Marche sur Rome" (s.d., fascc. 6)
FAT.002.003 Quaderni stampa francese (1942-1944, fascc. 5)
FAT.002.004 Quaderni (XX) AB-AZ (B) (1941-1957, fascc. 24)
FAT.002.005 Quaderni (XX) AB-AZ (B) (1940-1942, fascc. 51)
FAT.002.006 Quaderni IIGM I-XII [ritagli] (1940-1942, fascc. 12)
FAT.002.007 Quaderni spogli e bibliografie (s.d., fascc. 9)
FAT.003 PCI-PSI (1918-1940, fascc. 28)
FAT.004 Corrispondenza (1901-1957, fascc. 460)
FAT.005 Carte Jacques Mesnil (1872-1932, fascc. 10)
FAT.006 Processo Rosselli (1938-1948, fascc. 5)
5. Digitalizzazione
Il fondo è stato sottoposto a parziale digitalizzazione: la serie "PCI-PSI", "Corrispondenza" e "Processo Rosselli" sono state digitalizzate in maniera integrale; della serie "Quaderni" sono state digitalizzate le sottoserie FAT.002.001 ("Quaderni 1927-1948"), FAT.002.002 ("Quaderni Marche sur Rome") e la sottoserie FAT.002.004 (Quaderni (XX) AB-AZ); della serie "Documenti" è stata fatta una digitalizzazione selettiva relativa a scritti inediti di Tasca e altri documenti ritenuti di particolare interesse.
Milano, 8 novembre 2022
Il fondo è stato ordinato e descritto da Mariamargherita Scotti (MMS) con Roberta Cotticelli (RC), Barbara De Luna (BDL) e Serena Rubinelli (SR), con il prezioso apporto di Cristina Tedesco (CT), che si è occupata anche della digitalizzazione. Stefano Frattini (SF) ha curato la descrizione della sottoserie "Polonia" della serie "Documenti" nell'ambito del lavoro di tesi sotto la supervisione del prof. Stefano Twardzik (Università degli studi di Milano).
- Fondo Felice Anzi
- Fondo Angelo Tasca
- Fondo Tomás Maldonado
- Fondo Andrea Costa
- Fondo Osvaldo Gnocchi Viani
- Fondo William James Linton
- Fondo Mauro Macchi
- Fondo Fabrizio Maffi
- Fondo Luigi Musini
- Fondo Constantin Pecqueur
- Fondo Louis Eugène Varlin
- Rinaldo Rigola
- Fondo Leo Valiani
- Fondo Enrico Bignami
- Fondo Lodovico Calda
- Fondo Felice Cavallotti
- Fondo Pietro Secchia
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